“Mai sentita!”

Coloro che si sono trovati a percorrere l’autostrada A32 da Torino ad Aosta avrà visto durante il percorso, alla propria sinistra andando verso il capoluogo valdostano, una imponente costruzione arroccata su un duro sperone di montagna, maestosa, apparentemente inaccessibile, chiedendosi cosa mai fosse e cosa mai rappresentasse.

Avvicinandosi verso la Sacra di San Michele

Ebbene, qualche giorno dopo, su suggerimento dell’albergatore dove alloggiavo per una vacanza in montagna in Val di Susa (bisogna sempre ascoltare gli albergatori, sono sempre pieni di consigli!), mi reco verso la “Sacra di San Michele“, un monumento di cui, in tutta sincerità, fino a quel momento non avevo mai sentito; e dire che non avevo ancora colto il collegamento con la costruzione intravista pochi giorni prima viaggiando alla velocità di crociera di 120 km/h (forse 130).

Visione d’assieme dell’Abbazia

Siamo arrivati!

Giungendo a destinazione, man mano che mi avvicinavo, mi rendevo sempre più conto che quella rocca, o quel castello (o qualunque cosa fosse), che dall’autostrada mi sembrava così irraggiungibile, si stava concretizzando davanti ai miei occhi: ero giunto alla Sacra di San Michele.

Il luogo ci accoglie con il “Sepolcro dei Monaci“, resti di un antico tempietto così chiamato perché ritenuta una cappella cimiteriale, anche se probabilmente la sua forma ottagonale vorrebbe forse riprodurre il Santo Sepolcro, una sorta di anteprima del viaggio che i pellegrini facevano al Sepolcro di Gerusalemme.

Il Sepolcro dei Monaci e, sullo sfondo, l’Abbazia

Solo dopo aver fatto i biglietti e aver sfogliato delle guide (sì, esistono ancora quelle cartacee, e da boomer quale sono restano le mie preferite!) scopro per davvero che cos’é: è un’abbazia benedettina con alle spalle una storia millenaria.

Inizia la visita!

Edificata poco prima dell’anno 1000, domina la vetta del Monte Pirchiriano (alto appena 962 metri), in Val di Susa. Avviando la visita scopro un luogo di grande fascino e mistero, intriso di silenzio e spiritualità, nonostante i numerosi turisti che affollano l’Abbazia. E’ gestita dai Padri Rosminiani dal 1836.

L’ingresso della Chiesa abbaziale

Le guide locali raccontano che questo luogo è stato di ispirazione per Umberto Eco nella scrittura del best sellerIl nome della Rosa“. Il monaco Guglielmo da Baskerville, protagonista del romanzo, non l’ho incontrato così come non ho incontrato né Sean Connery, che lo interpretò in un memorabile film del 1986, né John Turturro che più di recente lo ha interpretato nella omonima Serie TV andata in onda sulla Rai nel 2019.

La Chiesa abbaziale

Un po’ di mistero non guasta

La visita della Chiesa abbaziale è un’esperienza quasi mistica , ti accoglie con un sottofondo di musica sacra e di canti gregoriani che ti fanno sentire come in un luogo templare.

Lo stile dell’interno è gotico-romanico, con numerose colonne, colonnette e lesene. Di grande interesse è il primo pilastro a sinistra della navata centrale sotto il quale affiora, per soli 15 centimetri, la cima del Monte Pirchiriano, a simboleggiare la sacralità, e quindi l’intoccabilità del monte sul quale si arrocca l’Abbazia. Come tutti i luoghi misteriosi, anche questo ha una sua caratteristica astronomica: l’abside è infatti orientato verso il punto esatto in cui sorge il sole il giorno della festività di San Michele (il 29 settembre).

All’interno della Chiesa abbaziale, risalente al XII secolo, sono sepolti alcuni membri della famiglia reale di Casa Savoia (Torino è a pochi km da qui).

La Sacra di San Michele si innesta perfettamente sulla c.d “Linea Sacra di San Michele“, una linea immaginaria che giace perfettamente rettilinea sulla cartina geografica e sulla quale sorgono sette luoghi di culto dedicati all’Arcangelo: partendo dall’Irlanda (da Skellig Michael per la precisione), si passa da Mont Saint-Michel in Francia, dalla Sacra di San Michele in Piemonte, dal Santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano e poi, attraverso la Grecia, giunge a Gerusalemme.

“Linea Sacra” di San Michele

Secondo la leggenda, la linea sacra rappresenterebbe il colpo di spada che l’Arcangelo Michele inflisse al diavolo per mandarlo negli inferi, spada con cui Michele viene sempre identificato nella iconografia tradizionale.

Torre della Bell’Alda

Un po’ di leggenda? Perchè no?

La storia dell’Abbazia si mescola spesso con la leggenda, come quella della “Bell’Alda”.

Secondo il sito ufficiale dell’Abbazia (il link è in fondo a questa pagina) la Torre della Bell’Alda trae il suo nome dall’omonima protagonista della leggenda.

Alda, fanciulla paesana, arriva alla Sacra per pregare contro i mali della guerra. La ragazza ha purtroppo la sventura di essere sorpresa dai soldati nemici e tenta così di sfuggire al loro assalto, ma non avendo altra via di scampo si getta nel burrone invocando l’aiuto di San Michele e della Vergine. Si salva e rimane illesa in fondo al precipizio. Purtroppo questo favore celeste viene da lei male usato: per vanità e denaro s’immagina di poter fare un secondo salto e agli increduli suoi compaesani si offre di ripetere il volo, ma trova orribile morte dove prima aveva trovato l’inatteso scampo.

Dall’altro dei torrioni che caratterizzano l’abbazia si può ammirare il panorama sulla splendida Val di Susa che si spinge fino al capoluogo piemontese.

Panorama della Val di Susa

Per informazioni (orari, biglietti, etc.) , il sito ufficiale della “Sacra” è qui.