A poco più di 40 km da Roma, nel Comune di Fara Sabina (Rieti), è presente un importante monastero dove vive da tempo una comunità monastica di suore clarisse eremite dedite alla contemplazione, al lavoro e alla preghiera, sulle orme di San Francesco di Assisi e Santa Chiara.

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La struttura rappresenta un importante esempio di architettura monastica, dallo stile semplice e austero (foto 1).

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1. L’architettura del monastero

Eppure, il monastero nasce originariamente come castello edificato nell’alto medioevo (verosimilmente attorno all’anno 600), distrutto dai Saraceni e poi ricostruito più volte. Il castello passò ai monaci nella prima metà del XII secolo subendo nel tempo continue distruzioni e ricostruzioni. L’attuale configurazione del monastero risale al 1673, anno in cui cominciò a essere popolato dalle suore clarisse. Il monastero fu circondato da possenti mura (foto 2), necessarie per garantire protezione e un adeguato isolamento delle monache di clausura.

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2. Le mura del monastero

Oggi la struttura, a pochi chilometri dalla più celebre Abbazia di Farfa, rappresenta un’oasi di pace, immersa nel verde, di grande interesse storico.

Trovandomi in questo posto ho realizzato una cosa. Nonostante l’attuale tecnologia consenta l’utilizzo di strumenti molto avanzati (telefono, fotocamera, videocamera) e di alta risoluzione (HD, Full Hd, 4K, …), per quanto ci si impegni, non sarà mai possibile catturare il silenzio, la sensazione di pace e tranquillità che questo luogo magico riesce a emanare.

La visita

La visita del monastero, che va prenotata per tempo, prevede una breve escursione nella parte esterna che si presenta con forme estremamente composte, con il consueto stile austero che caratterizza le costruzioni monastiche (foto 3 e 4).

Qui è possibile godere di un magnifico panorama e di scorci davvero suggestivi, in un contesto di grande silenzio e di rispetto dell’ambiente.

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3. La visita del monastero/1
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4. La visita del monastero/2

Di grande interesse è la visita guidata della parte interna. Suscitano davvero grande curiosità l’antica cucina (foto 5), ancora perfettamente conservata (anche se, ovviamente, non più utilizzata), con un grande camino e i numerosi strumenti da cucina di antica memoria (foto 6).

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5. L’antica cucina
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6. Antichi strumenti da cucina

A seguire, vi è la visita del refettorio (foto 7), luogo in cui le suore si riuniscono per la consumazione dei pasti, e la graziosa cappellina con begli affreschi (foto 8), purtroppo in parte rovinati.

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7. Il refettorio
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8. La cappellina

Una storia incredibile

Grande impressione suscita la visita della saletta che ospita le reliquie di alcune suore qui vissute in passato.

A questo punto è necessaria una premessa.

La prima comunità che ha abitato questo monastero, nel XVII secolo, era composta da 17 suore. Nel corso degli anni, le suore che vivevano in questo luogo, al momento della loro morte, erano sepolte nei luoghi esterni del convento. Nei secoli vi sono stati anche periodi di grandi persecuzioni e ciò ha comportato la necessità di nascondere i luoghi di sepoltura per proteggerli da possibili azioni vandaliche.

Alla fine dell’800, durante alcuni lavori di ristrutturazione sono stati rinvenuti molti di questi sepolcri. Ebbene, 17 di questi conservavano resti mortali totalmente incorrotti.

Anche se non vi sono prove scientifiche in tal senso, la fede fa ritenere che i 17 corpi rinvenuti siano proprio quelli delle suore che costituivano il primo insediamente del monastero. Studi fatti dimostrerebbero che tali corpi non sono stati trattati con materiali o conservanti particolari. Eppure sono ancora perfettamente conservati e risalgono a più di tre secoli fa.

Ora questi corpi sono conservati in una sala dedicata del monastero (non pubblico foto per ovvi motivi di rispetto). Sono protetti da una teca, tenuti in piedi da supporti a muro e vestiti con abiti talari. Questa è la sosta che rappresenta probabilmente il momento più rilevante e commovente di tutta la visita.

Museo del silenzio

Allestito all’interno del monastero, il Museo racconta, in maniera originale, la vita e la spiritualità delle suore di clausura. Si accede in un ambiente completamente buio dove le teche degli oggetti si illuminano a piccoli gruppi seguendo i temi che raccontano i momenti fondanti della vita delle monache: la preghiera, il silenzio, la disciplina, la cucina.

Ed ecco apparire dal buio oggetti di uso comune nella vita quotidiana delle suore (foto 9), almeno quelle di un tempo: il cilicio, l’aspersorio, alcune letture sacre, la traccola (strumento acustico utilizzato nella Settimana Santa in sostituzione delle campane di cui è inibito l’utilizzo).

 

 

Il paese di Fara Sabina

Terminata la visita del monastero, è possibile percorrere le strette viuzze dell’annesso paese (foto 10).

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10. Le viuzze di Fara Sabina

Nel paese è possibile ammirare il Duomo (foto 11), dedicato a Sant’Antonio martire, il cui primo nucleo risale alla prima metà dell’XI secolo che presenta all’interno opere pittoriche di pregevole fattura. Accanto al Duomo, la torre campanaria e l’elegante Cisterna ad edicola (foto 12). Quest’ultima è stata fatta edificare dalla famiglia Farnese attorno alla metà del ‘500 per fornire acqua alla popolazione del luogo.

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11. Il Duomo
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12. La Torre campanaria e la Cisterna ad edicola

Per visitare

La visita del Monastero va prenotata contattando i recapiti disponibili sul sito ufficiale del monastero raggiungibile qui.

Le visite sono guidate e gestite dalle stesse suore che sono gentili e molto preparate.

Il monastero prevede anche la vendita di prodotti tipici e offre anche ospitalità con un accogliente servizio di foresteria.

Le visite guidate, la vendita dei prodotti, la foresteria rappresentano l’unica fonte di sostentamento delle suore. Suggerisco a tutti di farle visita almeno una volta; daremo loro una preziosa mano!