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Il viaggio in Egitto è uno di quelli che riescono a cambiarti la visione su quello che davvero vuol dire viaggiare: relativizzare le proprie convinzioni, imparare da ciò che si vede, cambiare idea sulla storia. Quello in Egitto, infatti, più che un viaggio è un’esperienza di vita.

Andiamo per ordine. Partendo per l’Egitto ho avuto la convinzione di andare a conoscere una grande civiltà del passato ma che tuttavia, nel prosieguo della storia, è stata poco alla volta soppiantata da altre civiltà più progredite che ne hanno preso il posto nello scacchiere del mondo. Penso alla civiltà greca, che ha inventato la moderna democrazia, o alla civiltà dell’antica Roma, dove sono stati inventati il diritto, le strade, gli acquedotti. Forte di questa idea, il viaggio in Egitto l’ho visto solo come uno dei tanti viaggi volti alla scoperta di siti archeologici, magari anche belli ed importanti. Mi sbagliavo. E’ il viaggio che più di ogni altro mi ha insegnato un mucchio di cose.

Una grande civiltà

L’Egitto è un Paese che vive in totale simbiosi con il Nilo (foto 1), non a caso (e forse giustamente) da sempre considerato sacro dagli egiziani. Lo si capisce ancor prima di arrivare. Guardando infatti l’Egitto dall’alto durante il volo si scorge nitidamente dal finestrino dell’aereo il corso d’acqua che scorre lungo il Paese con attorno, ai due lati delle sponde, delle sottili  strisce verdi, larghe poche centinaia di metri: sono le uniche zone fertili e coltivate del Paese. Al di là di queste sottili fasce verdi, per miglia di chilometri quadrati, c’è solo il nulla, cioè il deserto.

Nilo
1. Il Nilo

Quando si parla di egizi parliamo di una civiltà che ha lasciato i primi segni del proprio passaggio attorno al 3500 a.C., cioè si parla di oltre 5500 anni fa, un paio di millenni prima rispetto all’apogeo della civiltà greca e quasi 3000 anni prima della fondazione di Roma. Non bruscolini.

Eppure la civiltà egizia lascia al visitatore un senso di grande modernità, la consapevolezza che già diversi millenni fa l’uomo possedesse grandi conoscenze nel campo delle arti, della tecnologia, dell’astronomia, la sensazione, quasi, che il moderno mondo occidentale che noi oggi rappresentiamo e la Rivoluzione industriale in realtà non abbiano inventato nulla che gli egizi non sapessero già. Basti pensare alle approfondite conoscenze delle costellazioni, del corpo umano (ancora oggi le tecniche di mummificazione sono coperte da mistero, una sorta di copyright non ancora pienamente svelato) o alle raffinate tecniche di costruzione di cui le Piramidi rappresentano solo l’esempio più noto. In questo senso, la visita del Museo Egizio del Cairo diventa uno snodo fondamentale per capire davvero questo popolo misterioso. Certo, la Maschera d’Oro di Tutankamon è probabilmente il reperto più celebre e prezioso della collezione, ma ciò che colpisce sono gli oggetti meno famosi. I monili d’oro, ad esempio, così ben disegnati che farebbero la loro gran bella figura anche oggi in un atelier di alta gioielleria, tanta è la loro modernità. E poi tanti oggetti modernissimi di uso comune, anche banali come le forbici, o la branda pieghevole, usato dai militari negli accampamenti ma in tutto simili ai lettini che oggi usiamo sulle spiagge. Tutte cose che gli Egizi già conoscevano e utilizzavano diversi millenni fa.

Tante teorie sugli Egizi….

Gli egizi erano talmente avanti rispetto all’asse della storia da far ipotizzare, negli ultimi anni, affascinanti (anche se poco credibili) teorie circa la costruzione delle piramidi. Si parla di sconosciute civiltà perdute, del popolo di Atlantide, addirittura di marziani della preistoria, proprio perchè ancora oggi il mondo moderno si stupisce di quanto avanti e moderna fosse questa civiltà. Una delle prove a sostegno di queste teorie, suggestive ma un po’ fantasiose, deriverebbe dal fatto che anche le civiltà precolombiane hanno costruito, al di là dell’Oceano, strutture architettoniche del tutto simili alle Piramidi egizie. Basti pensare alla Piramide di Chichen Itza in Messico. Come è possibile, ci si chiede, che due civiltà così lontane avessero tecniche costruttive così simili?

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2. Le Piramidi Giza

Ovvio che Egitto faccia venire in mente le Piramidi (foto 2). Ed è giusto. La Piana di Giza si trova poco fuori il Cairo e rappresenta probabilmente il sito archeologico più importante al mondo. La Piramide di Cheope, poi, oltre a essere una delle sette meraviglie del mondo antico secondo Erodoto, l’unica ancora oggi esistente, rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della civiltà umana. E’ lì, da oltre 4000 anni, e non è un caso che un antico detto arabo recitiL’uomo teme il tempo, ma il tempo teme le piramidi”. Alta 146 metri, ci vollero probabilmente più di 10 anni (50 anni secondo altre teorie) per la sua costruzione. Tuttavia, a differenza di quanto ci hanno insegnato a scuola, la sua costruzione non fu dovuta all’utilizzo di schiavi bensì di operai specializzati regolarmente retribuiti, stimati in circa 10.000.

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3. La Cintura di Orione

La perfezione architettonica ha raggiunto nella Piramide di Cheope il suo punto più alto. Tanta è la sua perfezione da far ipotizzare addirittura che la sua costruzione risalga a una cività pre-egizia a noi non nota. Alcuni, inoltre, hanno intravisto nella Piana di Giza la volontà di riprodurre ciò che in cielo è rappresentata dalla Cintura di Orione (foto 3), una costellazione, rappresentativa delle divinità di Iside e Osiride, formata da due stelle di dimensioni simili e tra loro allineate, così come sono le Piramidi di Cheope e Chefren, e una terza stella, visibilmente più piccola e leggermente disallineata rispetto alle prime due, così come è la Piramide di Micerino.

Le Piramidi sono visitabili anche all’interno, anche se è necessario non soffrire di claustrofobia.

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4. La Sfinge e la Piramide di Cheope

Non lontana dalle Piramidi vi è la Sfinge (foto 4), una costruzione colossale costituita da un corpo di leone e una testa umana che la tradizione associa alla figura del Faraone Chefren. Anche sulla Sfinge sono state elaborate teorie non convenzionali secondo le quali la Sfinge risalirebbe addirittura al 10.000 a.C. Questa datazione viene fatta considerando i segni dell’erosione presenti sul corpo della statua, simili a quelli tipicamente lasciati da una lunga esposizione alla pioggia e partendo dall’assunto che le ultime piogge nella regione di Giza risalissero alla fine dell’ultima glaciazione.  Si considera inoltre che, a causa della precessione terrestre, nel 10500 a.C. la Sfinge, nel giorno dell’equinozio di primavera e al momento del sorgere del Sole, si trovava di fronte alla costellazione del Leone di cui, secondo alcuni studiosi, ne era proprio la rappresentazione. Secondo questa teoria, la testa del Faraone Chefen sarebbe stata scolpita solo in un secondo momento per sostituire la testa del leone: risulterebbe infatti evidente, secondo questa teoria, la sproporzione fra le dimensioni del corpo della Sfinge e quelle della sua testa.

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5. La Piramide a gradoni a Saqqara

Le Piramidi della Piana di Giza non sono le uniche presenti nel Paese, come si potrebbe pensare. Basti pensare alla Piramide a gradoni del Faraone Zoser (foto 5), sita nella piana di Saqqara, tra le più antiche dell’Egitto. Progettata dall’architetto Imhotep, considerato un po’ il padre (o l’inventore) delle piramidi egizie, essa rappresenta probabilmente il primo esempio di Piramide Egizia, una sorta di prototipo che poi, nei secoli successivi, è stato via via perfezionato sino a raggiungere la perfezione assoluta delle Piramidi di Giza. E’ datata 2600 a.C., quindi si parla di oltre 4600 anni fa. Roma era ancora molto al di là dal venire.

Non solo Piramidi

L’Egitto, però, non sono solo le Piramidi.

Di grandissimo interesse è il Tempio di Abu Simbel (foto 6), in pieno territorio nubiano, a una settantina di chilometri dal confine del Sudan. Dedicato al dio Amon-Ra, il Tempio nasce prevalentemente per glorificare il grande faraone Ramses II ed è scolpito in un unico pezzo di roccia alto circa 40 metri.

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6. Il Tempio di Abu Simbel

La facciata è arricchita dalla presenza di quattro colossi raffiguranti il Faraone, alti 20 metri ciascuno. Nel Tempio si verificava il c.d. “miracolo del Sole”: due volte l’anno, in occasione dell’equinozio di primavera e di autunno, un raggio di sole penetrava all’interno del Tempio inondando di luce la spalla di Amon-Ra, scomparendo dopo circa venti minuti. Ptah, dio dell’oscurità, significativamente, non viene invece mai colpito dalla luce. Per lunghi secoli il Tempio è stato lambito dal Nilo. Tuttavia, negli anni ’60 del secolo scorso, a seguito della costruzione della diga di Assuan, vi era il pericolo concreto che il Tempio potesse scomparire sotto le acque del fiume. Si è resa necessaria un’opera certosina di smontaggio del Tempio pezzo per pezzo e di successivo rimontaggio su un altopiano più elevato, al sicuro dalle acque del Nilo. Giusto in tempo, visto che già nell’estate 1965 le acque del Nilo iniziarono a penetrare inesorabilmente nelle caverne, ora desolatamente vuote. E il “miracolo del Sole”, fortunatamente, continua ancora a verificarsi anche nella nuova collocazione del Tempio.

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7. Il Tempio di Karnak

Il Grande complesso di Karnak contempla uno spettacolare viale di accesso fiancheggiato da sfingi a testa di ariete (foto 7). A seguire, la gigantesca sala ipostila con le sue enormi 134 colonne con capitelli paperiformi. Una vera e propria “foresta di colonne” i cui capitelli, sulla sommità, hanno una circonferenza di quasi quindici metri, sufficienti per ospitare cinquanta persone.

Nella vasta pianura che si stende attorno a Tebe, tra il Nilo e la Valle dei Re, si possono ammirare i resti del tempio di Amon. Del tempio, ormai quasi del tutto scomparso, sono rimasti i colossi di Memnon (foto 8), due statue gigantesce alte 20 metri. Solo i piedi misurano due metri di lunghezza.

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8. I colossi di Memnon

Il Tempio di Edfu (foto 9), raggiungibile dal Nilo attraverso simpatici e coreografici carretti, è tra i meglio conservati di tutto l’Egitto. Il Tempio, probabilmente il più importante dopo quello di Karnak, è consacrato al dio Horus.

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9. Il Tempio di Edfu

Il Tempio di File (foto 10) si trova sull’omonima isoletta. Nei primi anni del ‘900 si ritrovò completamente sommerso dalle acque per quasi tutto l’anno, riemergendo solo nel mese di agosto durante la secca estiva del Nilo.

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10. Il Tempio di File

Dopo la costruzione della diga di Assuan, per evitare che il tempio venisse distrutto dalle acque, è stato smontato pezzo per pezzo e ricostruito 150 metri più a nord dove è stato rimontato nello stesso identico modo.

L’Egitto non finisce qui. Basti pensare alla Valle dei Re e alla Valle delle Regine, luogo di sepoltura di Faraoni; l’Obelisco incompiuto, che rappresenta un esempio illuminante sulle tecniche costruttive di questi importanti monumenti; il Tempio di Nefertari, proprio accanto al Tempio di Abu Simbel; il Tempio di Luxor, l’antica Tebe; il Tempio di Kom Ombo, dedicato a due diverse divinità, Shobek, il dio coccodrillo, e Horus, il dio Falco; la diga di Assuan, una gigantesca opera fondamentale per la produzione di energia che ha dato vita al grande lago Nasser, uno specchio d’acqua artificiale lungo circa 500 chilometri.