Il blog dei miei viaggi

Idee e guide di viaggi per turisti fai da te

Le foto di Cracovia/3


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Castello del Wawel/1
Non si può visitare Cracovia senza una sosta presso il Castello di Wawel, vero simbolo della città. Anche senza pagare il biglietto è possibile ammirare l’imponenza di un luogo davvero notevole posto sulla sommita della omonima collina.
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Castello del Wawel/2
La visita del Castello prevede la scoperta di luoghi di grande importanza: oltre ai bellissimi esterni, è possibile ammirare, acquistando separati biglietti, le Camere di rappresentanza, la Sala dei Senatori con dei bellissimi arazzi, la sala dei Deputati con uno splendido soffitto a cassettoni, gli Appartamenti reali, il Tesoro, l’Armeria Reale e, ovviamente, la Cattedrale del Wawel. Una visita che riempie una intera mattinata e che lascia il visitatore davvero soddisfatto.
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La fabbrica di Schindler
Al numero 4 di Ulica Lipowa è possibile visitare una delle più importanti testimonianze della persecuzione razziale della seconda guerra mondiale. E’ la fabbrica di Schindler, reso celebre e immortale dal film di Steven Spielberg “Schindler’s list”. E’ una visita con cui si ripercorre, con testimonianze storiche e fotografiche, l’ascesa del nazionalsocialismo e delle sue farneticanti teorie razziali.
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L’ufficio di Schindler
Della fabbrica originaria, più volte riconvertita, resta ben poco. Interessante tuttavia è l’ufficio originale di Oskar Schindler (nella foto) e, accanto, quello della sua segretaria. All’inizio della visita del museo è possibile visionare un video di circa 30 minuti (con sottotitoli in inglese) con numerose testimonianze di cittadini che, lavorando nella fabbrica a condizioni dignitose, si sono salvati dalle persecuzioni razziali e da morte quasi certa.
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La lista di Schindler
Questa è solo una piccola parte della lista di Schindler, persone salvate solo grazie all’intervento di questo imprenditore tedesco, nazista contrario alle persecuzioni. Schindler è considerato dal popolo ebraico “Giusto tra le Nazioni”, riconoscimento assegnato a persone non ebree che, a rischio della propria vita e senza interesse personale, hanno salvato la vita anche di un solo ebreo (riconoscimento assegnato, tra gli altri, a personaggi come Gino Bartali, Giorgio Perlasca, Carlo angela, padre di Piero).

 

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